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Le suggestioni del sogno e della magia convergono in una dimensione imponderabile. Una sapienza che si perde nell’alba dell’umanità, tramandata nei riti degli sciamani, negli enigmi delle sfingi, negli alambicchi degli alchimisti, risonante negli antri delle sibille e nelle litanie delle Janare (streghe di Benevento).

 

Nella mitologia nordica, nella favola e in molta arte visiva il bosco è un elemento pauroso e purificatore, espressione della Natura nella sua forma più completa. Il lucus dei latini è un bosco sacro, abitato da divinità, ninfe e satiri. Tale sacralità si materializza nell’epoca del Manierismo nei mostri di Bomarzo, creature di sogno scolpite. Nel bosco esistono esseri fantastici che appaiono a chi si è smarrito.

 

 

Nel fitto delle foreste della Transilvania come nelle selve alpine l’uomo non è che ospite e non può dettare la sua legge. All’essere umano è consentito soltanto riscaldarsi sulle rocce calde in mezzo alle radure, sfamarsi  e abbeverarsi seguendo l’ordine della Natura. Così l’umano, osservato dagli animali, fragile, perduto, comincia a temere e avverte il magico, ciò di cui non si può parlare, ciò che soltanto può essere svelato. Rifuggire la paura e avvertire di essere in simbiosi con gli elementi corrisponde ad uno stato di catarsi, di sublimazione.

 

il percorso è misterioso, intricato, fitto e l’uomo si è appena addentrato nel bosco.

 

 

 

Dream and Magic’s suggestions are merging into an imponderable dimension. A knowledge that gets lost into the dawn of humanity, passed down through shamanistic rituals, through the Sphinxes’ Enigmas. You could get their echoes in the Sybil’s Caves and in the “Janare’s” litanies (Janara witch, Benevento -Italy).

 

In Nordic Mithology, in fairy tales scenarios and in several examples of visual art, “the wood” is seen as something scary and at the same time “puryfing”, an expression of Nature in one of its most complete and mysterious forms. Latin’s “ Lucus” is a Sacred Wood, inhabited by Divinities, Nymphes and Satyrs. All this sacrality materializes during The Manierismo, with the “Bomarzo’s Monsters”, dreamlike creatures carved in stone. There are wonderful creatures living inside the woods, ready to appear to the ones who gets lost.

 

In the thick Transylvania’s forests as in the dense Alpine’s wood, man turns out to be only a guest, he is never allowed to lead the law. The humankind can only rest over the warm rocks inside the glade, get some food and water in order to live, following the order of the cycles of Nature.  In this way the Human being, lost and observed by the animals in all his fragility, begins to feel and starts to fear the magic, that thing that cannot be spoken, that thing that can only be revealed.

 

Escaping the fear and feeling to be symbiotic with all the elements of Nature, can be compared and seen equal to a catharsis and sublimation status, a primordial emotion, ready to cope with this mysterious and complex path, dense and thick just like a dense, unknown wood.

 

Glandiferas inter curabant corpora quercus
plerumque; et quae nunc hiberno tempore cernis
arbita puniceo fieri matura colore,
plurima tum tellus etiam maiora ferebat.
Multaque praeterea novitas tum florida mundi
pabula dura tulit, miseris mortalibus ampla.
At sedare sitim fluvii fontesque vocabant,
ut nunc montibus e magnis decursus aquai
claricitat late sitientia saecla ferarum.
Denique nota vagis silvestria templa tenebant
nympharum
Lucrezio, De rerum natura, V, vv. 939-949
(I primi uomini) per lo più si rifocillavano
tra le querce ricche di ghiande; e la terra produceva quei frutti che tu vedi d'inverno maturare di colore purpureo,
più grandi e in gran numero.
La florida giovinezza del mondo offriva allora molti altri rozzi alimenti, sufficienti ai poveri uomini.
Fiumi e fonti invitavano a placare la sete,
come adesso i torrenti che scendono dagli alti monti
richiamano per largo tratto stirpi di bestie assetate.
Infine, nel loro vagare occupavano le note sedi silvestri delle Ninfe

And this our life,exempt from public haunt,
finds tongues in trees, books in the running brooks,
sermons in stones, and good in everything.
I would not change it
Shakespeare, As You Like It, Act II, Scene I
La vita del mondo in verità, che è insita in tutte le cose, si propaga in modo evidente nelle erbe e negli alberi, che sono quasi i peli e i capelli del suo corpo. Cova inoltre nelle pietre e nei metalli, come nei denti e nelle ossa. È diffusa anche nelle conchiglie viventi, attaccate alla terra e alle pietre. Tutti questi esseri infatti non vivono tanto di una vita propria, quanto della stessa vita comune del tutto
Marsilio Ficino, De vita, III, 2

If we shadows have offended,

Think but this, and all is mended;

That you have but slumbered here

While these visions did appear.

And this weak and idle theme,

No more yealding but a dream,

Gentles, do not reprehend.

 

Shakespeare, Midsummer Night's Dream, V.i.411-418


[...] In molti processi di stregoneria, streghe e benandanti (nell'area del Friuli i benandanti erano vagabondi che nottetempo trasmigravano abbandonando il corpo per lottare contro mefitici stregoni) parlano di uscita dello spirito dal corpo in forma di gatto, di topo o di altro animale (ecco le metamorfosi così lungamente discusse da teologi e inquisitori), cercando di dominare, esprimendola, un'esperienza angosciosa come quella dello smarrimento profondissimo provato nei loro letarghi. Ma quest'esperienza è incomunicabile, le affermazioni sull'uscita dell'anima dal corpo sono condannate.

[...] I benandanti armati di mazze di finocchio che lottano con streghe e stregoni armati di canne di sorgo, sanno di combattere per amor delle biave, per assicurare alla comunità la fertilità dei raccolti

 

Carlo Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento

Come nelle erbe, nelle pietre e negli animali sono presenti tali e tanto straordinarie virtù diverse, così non è contraddittorio che virtù simili si trovino nella specie umana nel suo complesso [...] nel senso che alcuni partecipano della natura di un'erba, altri invece di quella di un'altra, alcuni grazie a una loro proprietà hanno la virtù di una certa pietra, altri quella di un'altra

 

Pietro Pomponazzi, De incantationibus, III, 6

A Colobraro* vale come potente filtro d'amore la seguente ricetta: si lega il mignolo della mano destra, lo si punge, se ne fanno uscire tre stille di sangue, si taglia un ciuffo di peli dalle ascelle e dal pube, si impastano i peli con il sangue, si fa seccare al forno e si ottiene così una polverina che si porta in chiesa per consacrarla durante la messa. Al momento della elevazione si mormora: 

Sanghe de Criste

demonie attaccame a chiste

tante ca li a legà

ca de me non s'avi scurdà

In tal modo la polverina è consacrata attraverso la potenza magica del momento culminante della messa, ed è quindi pronta per l'uso, alla prima occasione propizia

 

Ernesto De Martino, Sud e magia

 

* nome di un paese che ancora oggi, in Basilicata, molti si rifiutano di pronunciare